Giornata del paesaggio 2025 – Le mappe dell’Azienda Doria Pamphili
Data:
14 Marzo 2025

Il 14 marzo si celebra la Giornata nazionale del Paesaggio istituita, con Decreto ministeriale 7 ottobre 2016 n. 457, con l’obiettivo di contribuire a “promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme e a sensibilizzare i cittadini sui temi ad essa legati, attraverso specifiche attività da compiersi sull’intero territorio nazionale mediante il concorso e la collaborazione delle Amministrazioni e delle Istituzioni, pubbliche e private”.
Questo anno, in particolare, ricorre il 25° anniversario della “Convenzione europea del paesaggio” adottata dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell’Ambiente il 19 luglio 2000 ed ufficialmente sottoscritta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze il 20 ottobre 2000. Durante la 12^ Conferenza per l’attuazione della Convenzione del Paesaggio del Consiglio d’Europa, tenutasi a Strasburgo il 29 e 30 ottobre 2024, è stato sottolineato come “la Convenzione sul paesaggio del Consiglio d’Europa celebrerà il suo 25° anniversario il 20 ottobre 2025. Inizialmente aperta alla firma nel 2000, la Convenzione rimane uno dei trattati più ratificati del Consiglio d’Europa. A seguito dell’emendamento del 2021, anche gli Stati non membri e l’UE hanno potuto aderire alla Convenzione. La Convenzione del Paesaggio è sempre più riconosciuta come un riferimento chiave nelle politiche del patrimonio culturale e naturale, promuovendo la gestione integrata dell’uso del territorio e il riconoscimento del paesaggio come risorsa essenziale per i diritti umani e la protezione dell’ambiente.”
La manifestazione di quest’anno sarà, nello spirito che ha portato all’istituzione della giornata, occasione di riflessione pubblica e diffusione dei valori connessi alle buone pratiche di tutela e valorizzazione del paesaggio.
L’Archivio di Stato di Potenza parteciperà alle manifestazioni della giornata pubblicando, attraverso una mostra digitale sul proprio sito istituzionale, alcune mappe di uno dei fondi archivistici più interessanti conservati presso l’Istituto, l’archivio dell’Azienda Doria Pamphili. L’intento è quello di approfondire la riflessione sulla cultura del paesaggio, diffondere la conoscenza del suo significato e la consapevolezza del suo valore.
IL FONDO
“L’Archivio donato dalla Casa Doria è suddiviso in 6 inventari e 17 Sezioni; il suo quantitativo è di N° 1399 pezzi tra buste, fascicoli e registri. È stato collocato in una stanza sottostante al piano stradale contrassegnata col numero uno; le scaffalature occupate sono in legno e sono in misura di cinque…”: con queste parole Michele Acierno, nell’ottobre del 1964, descriveva la consistenza e la collocazione dell’archivio Principe Doria, meglio conosciuto come Azienda Doria Pamphili. Un complesso di carte, donate proprio in quel periodo da Orietta Doria Pamphili, principessa illuminata dal desiderio di far conoscere ai contemporanei ed, ancor più, ai posteri, la grandezza e la pregnanza delle carte di cui era stata depositaria.
Di dimensione diversa rispetto all’archivio di famiglia, conservato a Roma, il complesso donato all’Archivio provinciale, poi Archivio di Stato di Potenza, rappresenta un unicum dal punto di vista storico, in quanto tratteggia, tra elementi di continuità rispetto al Medioevo ed indicatori di evoluzione verso il moderno, le vicende economiche che interessarono la gestione dei feudi posseduti dalla progenie. Di qui, la definizione non già di Archivio, ma di Azienda Doria Pamphili.
Una fonte, questa, particolarmente pregiata non solo perché consente di ricostruire l’assetto di un’impresa e la sua organizzazione tra l’inizio dell’età vicereale ed i principi del Novecento, ma precipuamente in quanto contiene quegli elementi storici che permettono una disamina ancora più ampia: le controversie giurisdizionali per il possedimento dei feudi; l’organigramma seguito per la gestione del rapporto lavorativo tra latifondisti e vassalli, ed, ancora, il delicato rapporto tra l’elemento ecclesiastico e quello laico. Sui possedimenti dei Doria, infatti, molti erano gli edifici religiosi (quali la Badia di Pierno), che, pur elevati su fondo privato, costituivano una sorta di enclave, rispetto alla quale gli stessi non potevano vantare un’egemonia diretta, pur anelando a possederla, come evidenziata dalla complicata vicenda giudiziaria discussa presso il Sacro Regio Consiglio.
Con decreto di Carlo V del 1531, ad Andrea Doria erano concessi i feudi di Melfi, Candela, Forenza, il castello di Lagopesole con mero e misto impero, fino ad aggiungersi, nel corso del Seicento, Avigliano, San Fele, Lacedonia e Rocchetta Sant’Antonio. Si tratta di un territorio vasto, che, da XVI secolo in poi, fu oggetto di studio dal punto di vista della morfologia del terreno, al fine di bonificarlo e renderlo atto alla produzione di colture adeguate ed all’ospitalità di greggi, che consentissero di coniugare un’agricoltura intensiva all’allevamento di bovini ed ovini.
L’iter espositivo che si è voluto adottare intende, anzitutto, evidenziare l’entità e la quantità di Terre e città governate dalla famiglia, ma soprattutto si prefigge di illustrare la varietà vegetativa che gli agrimensori avevano tracciato nelle loro mappe: boschi, terre incolte, vigneti, orti, solcati dal fiume Ofanto verso il quale i Doria dirigevano numerosi tratturi che permettessero agli animali di abbeverarsi ed ai lavoranti di irrigare i terreni. Il viaggio che lo spettatore compie è un itinerario che unisce lo sguardo al paesaggio che fu con la rappresentazione di luoghi tuttora esistenti, ma che, come sempre accade nella storia, riuniscono l’antico con il nuovo.
Ultimo aggiornamento
11 Aprile 2025, 12:31